Che strana, questa vicenda del voto elettronico che sarà sperimentato nelle elezioni del 9 e 10 aprile. Non sarà elettronico il voto, per la verità, ma solo lo scrutinio, e solo in quattro Regioni e neanche in tutte le loro sezioni, essendo appunto un esperimento. Non premeremo dunque (ancora) un pulsante invece di tracciare una croce sulla scheda, come in alcuni Stati USA, ma continueremo a usare la matita e i computer conteranno queste croci. Non invece degli scrutatori di ciascun seggio, ma assieme a loro perché ci sarà un apposito operatore, con la sua videotastiera, collegata con Roma, in ogni sezione;

E fin qui di proprio strano non c'è niente perché l'elettronica è fatale arrivi dappertutto e - dàlle un po' di tempo - riuscirà pure a farci votare direttamente, e senza neanche farci uscire e metterci in coda, usando il computer di casa. O un altro qualunque, dato che anche il nostro certificato elettorale sarà diventato un dischetto. Tutto più semplice, comodo e meno costoso; e passibile di far anche aumentare la percentuale dei votanti. Se anche più sicuro non si sa, però. Da noi in Parlamento si vota già pigiando dal proprio posto un bottone, e i risultati compaiono istantaneamente nell'aula su un grande quadro luminoso; però càpita ci siano dei deputati - nel gergo parlamentare li chiamano "pianisti" - che se un compagno di banco è assente riescono accortamente a digitare anche il tasto accanto in vece sua. Né s'è mai sentito - eppure il fenomeno esiste - che qualche onorevole sia stato perciò sanzionato o che qualche votazione sia stata perciò annullata. Ed è anche naturale ci possa essere un'aspirazione al "tempo reale" relativo agli esiti ufficiali del voto invece di conoscerli ufficialmente, come ora, un paio di giorni dopo. Al Superenalotto, per esempio, dove la scheda non si infila in un'urna ma appunto in un computer, se ci sono dei miliardari o no lo si sa pochi minuti dopo che il gioco, a scadenza d'orario, è stato chiuso. E figuriamoci di quale infinita varietà di combinazioni numeriche si tratta, altro che di due soli schieramenti in lizza.

Ma (anche se pure in quella sede, dove tuttavia il gestore è in posizione indifferente verso la direzione che prendono le vincite, qualche sospetto di broglio, non suo, è qualche volta emerso) quando si tratta di elezioni politiche le tentazioni sono fin troppo intense nelle regìe di vertice di chi le indice e chi vi concorre. Le infiltrazioni telematiche che si son verificate nella recente occasione delle elezioni alla Regione Lazio, che han fatto dimettere un ministro e sulle quali sta indagando ad alto livello la magistratura, la quale ha effettuato anche degli arresti, non sono un bun sintomo. La Telecom Italia ha dovuto comprare un'intera pagina di pubblicità su tutti i quotidiani nazionali per difendersi con dei "distinguo" dall'accusa d'essere in qualche modo coinvolta in questo tessuto di intercettazioni. E proprio alla Telecom Italia è stata intanto appaltata dal governo, senza asta, l'operazione 9-10 aprile di cui stiamo parlando.

Comunque l'elettronica, nella comunicazione, nell'istruzione, nelle strutture medico-scientifiche, nell'industria, nei servizi, e dunque anche nella pubblica amministrazione, è il dominus di domani e ciò appare abbastanza ineluttabile. Perché ho detto allora all'inizio che questa qui è una vicenda strana? Ma perché c'è un elemento di stranezza davvero incredibile che la connota e adesso spiego quale.

Questa dell'introduzione dei computer nelle sezioni elettorali è un'iniziativa molto impegnativa e delicata, di cui però media e giornalisti, con grande défaillance di mestiere, non s'erano sino a poco fa, pur essendo già partita da mesi, assolutamente occupati. Se n'è invece discusso e molto, vedi un po', nell'àmbito dei blog. Accanitamente ed approfonditamente. Ed è riprendendola da un sito telematico («Diario.it») che finalmente ha dato conto di questo fatto, e di una serie di dubbi relativi, «Il Corriere della Sera» ai suoi lettori. Provocando così una risposta, molto seccata, del ministro per l'Innovazione Tecnologica, on. Stanca, la quale ha dato il via (meglio tardi che mai) a un po' d'attenzione e a qualche discussione sulla cosa. E alla comparsa, ed era ora, di questa notizia - le quattro Regioni-cavia saranno Lazio, Liguria, Puglia e Sardegna, cioè proprio quelle in bilico maggiormente incerto fra chi territorialmente vincerà - anche nei TG. La sola Liguria era stata interessata da un esperimento siffatto in occasione delle precedenti elezioni europee. E così adesso, pur se tardivamente, 'sta cosa la sanno, magari ancora confusamente, almeno una certa parte degli interessati.

Anche se un'accurato esame di questo meccanismo, dei suoi precedenti e dei suoi scopi, nonché dell'acquisizione delle attrezzature, dei loro costi e del numero delle unità assunte pro tempore (più di 10mila) per occuparsi territorialmente e centralmente di operatività e di coordinamento io continuo a trovarlo solo scorrazzando per i blog. Il più completo ed esauriente fornitore di dati giorno per giorno in merito, che poi analizza e cui fa anche le pulci, è uno di questi (si chiama «Sonoancoraqui»). E questo conferma la grandissima valenza di informazione alternativa, già da me qui altre volte segnalata e che diventa sempre più pregnante, ricoperta appunto dai blog. Che non sono, come dunque si vede, solo giardinetti d'esibizione o sfogo ma anche, in potenza, forti strumenti di società.

Se possiamo oggi mettere sguardo dentro questa operazione di elettronica elettorale lo dobbiamo insomma a loro. E' praticamente da quella sede che è stato offerto a pubblico dibattito il fatto gravissimo che sia stata elusa la gara d'appalto in questi casi doverosa, assegnandolo invece a trattativa privata. Che per essa siano stati stanziati ben 34 milioni di euro e cioè assai, anzi troppo. E che rifacendo meticolosamente i conti per le 12mila sezioni coinvolte (20% del totale) e il necessario apparato di risorse tecnologiche ed umane (noleggi di computer e chiavette, relativo personale per quattro giorni, gestione) si lascia scoprire che circa 17 di questi milioni non si capisce bene dove vadano a finire, perché rispetto a quel che effettivamente serve costituirebbero surplus. A meno che i fornitori (inverosimile) non ci guadagnino una cresta del 300%. Il ministro Stanca è un esperto del settore, in quanto ex manager della IBM italiana, e la sua citata risposta, anche se conteneva una cosa importante (che cioè in caso di disparità di risultati fra scrutinio elettronico e cartaceo il 10 aprile prevarrano, meno male, quelli di quest'ultimo) di cose da chiarire ne ha lasciate invece ancora molte. Speriamo (ah. l'informazione...) che i giornali se ne occupino almeno adesso, dato che avrebbero potuto farlo già a gennaio quando il decreto governativo che varava quest'operazione uscì.